cenni storici
Antico insediamento romano (Castrum Romaniense), probabilmente fondato da gruppi di legionari reduci dalla battaglia combattuta e persa sulle rive del fiume Trebbia contro i Cartaginesi di Annibale (218 a.C.), il paese viene nominato per la prima volta da fonti scritte nel VII secolo.
Durante il dominio longobardo San Colombano attraversò il paese e, attraverso il passo dei Sassi Neri, raggiunse Bobbio, dove fondò la celebre abbazia. Quando, circa tre secoli dopo, il re d’Italia Ugo di Provenza volle che la salma del santo fosse trasferita a Pavia, Romagnese fu uno dei luoghi di passaggio del corteo che scortava la reliquia, ovvero una tappa della cosiddetta translatio Sancti Columbani.
Il territorio di Romagnese fu amministrato dalla Diocesi di Bobbio, complesso di possedimenti particolarmente estesi, concessi al monastero da notabili longobardi o carolingi e dotati di larga autonomia riconosciuta da Carlo Magno e dai suoi successori.
Annibale in Italia, Jacopo Ripanda (1516), Musei Capitolini, Roma
San Colombano, vetrata dell'Abbazia di Bobbio
In epoca comunale la città di Piacenza estese il proprio controllo di Romagnese e altri borghi e terre circostanti. Inizialmente tale patrimonio territoriale fu concesso in feudo al capo ghibellino Ubertino Landi, detto miles placentinus. Nel contesto delle lotte tra comuni e partiti guelfo e ghibellino, Romagnese guadagnò progressivamente una certa libertà dai potentati locali e, per evitare di pregiudicare tale autonomia amministrativa e fiscale, i sindaci del paese decisero di eleggerne a protettrice la signoria dei Visconti di Milano. Nel 1383 Jacopo Dal Verme, capitano di ventura al servizio del casato visconteo, ricevette come dono del Duca Gian Galeazzo il feudo di Romagnese. Risalgono a quegli anni, di espansione del feudo e rafforzamento dell’autorità vermesca, gli Statuti di Romagnese, una raccolta di norme e disposizioni di vario carattere riguardanti l’economia e il commercio.
Stemma della famiglia Dal Verme
Pier Luigi Farnese, Tiziano (1546), Museo di Capodimonte, Napoli
Quello di Romagnese, come gli altri vicini feudi montani, diventò oggetto delle mire espansionistiche di signorie italiane e regni stranieri nel contesto delle guerre rinascimentali che dilaniarono la penisola a partire dal 1494. Nel 1546 Pier Luigi Farnese, Signore di Piacenza, occupò Romagnese e la mise a ferro e fuoco. Dopo questo tragico episodio il paese tornò sotto il controllo dei Dal Verme, senza soluzione di continuità fino al XIX secolo.
Le guerre di successione e la politica dell’equilibrio europee comportarono il passaggio dell’Alta Val Tidone sotto il controllo prima dell’Austria e poi del Regno di Sardegna. Più tardi l’occupazione napoleonica provocò episodi di insurrezione e un clima diffuso di insofferenza e ostilità verso la rigidità del nuovo regime e i bruschi metodi della Grand Armée.
Nel 1867 si abbatté sul paese una terribile epidemia di colera, fatale per più di duecento abitanti. Nello stesso periodo cominciò ad acquistare consistenza il fenomeno dell’emigrazione, che vide molti abitanti partire per la Francia, l’Argentina, il Brasile, la Svizzera, il Belgio e altri Paesi.
Nel corso della Seconda Guerra Mondiale Romagnese e le sue campagne furono teatro di scontri armati tra le truppe della Repubblica di Salò e le formazioni partigiane. Da segnalare, nell’inverno del ’44 il cruento rastrellamento operato dalla 162a Divisione Turkestan, composta prevalentemente da soldati d’origini mongole, chirghise e calmucche che si abbandonarono alle violenze e al saccheggio. Teatro di notevoli e numerosi episodi di lotta partigiana, Romagnese rappresenta un luogo di spicco nella mappa ideale dell’Italia della Resistenza.